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Occhio secco

Bruciore? Sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio? Forte fastidio alla luce (fotofobia) e difficoltà nell’apertura della palpebra al risveglio?

Ecco i principali sintomi della sindrome dell’occhio secco, un disturbo dovuto ad una ridotta produzione lacrimale (Ipolacrimia) o ad un’ eccessiva evaporazione lacrimale (Dislacrimia).

Estremamente varie per origine, quadro clinico e gravità, le sindromi da occhio secco sono caratterizzate dalla comparsa degli specifici sintomi sopra descritti e, nei casi più gravi, da dolore oculare ed annebbiamento visivo.

Paradossalmente un sintomo secondario consiste nel fatto di lacrimare copiosamente: il liquido lacrimale è però molto acquoso, contiene poche componenti mucose ed evapora velocemente lasciando la cornea esposta all’azione di agenti esterni.

Non è poi insolito riscontrare nelle persone affette da sindrome degli occhi secchi anche disturbi alla gola e al seno paranasale: congestione nasale o sinusite, tosse cronica, raffreddori frequenti, allergie stagionali, congestione al centro dell’orecchio, mal di testa.

La sindrome dell’occhio secco

Le lacrime, estremamente importanti per la salute oculare, sono composte da tre diversi strati: mucinico, acquoso e lipidico.

Ognuno di questi assolve una funzione differente: lo strato mucinico è responsabile della corretta distribuzione delle lacrime su tutta la superficie oculare, lo strato acquoso elimina le particelle di polvere o di sostanze irritanti che possono venire a contatto dell’occhio, mentre lo strato lipidico regola l’evaporazione dello strato acquoso.

Le lacrime sono prodotte da diverse ghiandole, precisamente:

  1. le ghiandole poste sul bordo palpebrale,
  2. la ghiandola lacrimale,
  3. cellule secernenti isolate e sparse nella congiuntiva.

E’ dunque evidente che se, per un’atrofia parziale o totale o per alterazioni ormonali, le ghiandole deputate alla produzione lacrimale non secernono più liquido lacrimale a sufficienza, l’occhio ne risente in maniera anche grave:

  • tende a seccarsi;
  • la detersione da corpi estranei è insufficiente;
  • aumenta il rischio di contrarre infezioni, anche da germi comunemente innocui, perché vengono a mancare anticorpi e lisozima, componenti delle lacrime ad alto potere battericida;
  • vi è il rischio di maggior traumatismo dovuto al continuo movimento delle palpebre sulla superficie oculare ad ogni ammiccamento.

Cause dell’occhio secco

Le sindrome da occhio secco si distingue in primaria e secondaria a seconda che sia causata da due diverse tipologie di fattori:

  • sindrome primaria: sindrome causata da una malattia autoimmune, come ad esempio lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, sclerodermia o la sindrome di Sjögren.
    Il sistema immunitario delle persone affette da malattie infiammatorie croniche di natura autoimmune, non riconoscendo le proprie cellule, i tessuti e gli organi, attacca soprattutto le ghiandole esocrine (salivari, lacrimali) distruggendole e creando notevoli disturbi quali bocca secca (xerostomia) e la sindrome dell’occhio secco.
  • sindrome secondaria: sindrome causata da un’eccessiva vaporizzazione del film lacrimale dovuta fattori anche molto diversi fra loro ad esempio malattie (blefariti, congiuntiviti), errato od eccessivo utilizzo di lenti a contatto e/o colliri, assunzione di farmaci (in particolare ormoni, immunosoppressori, decongestionanti, antistaminici, diuretici, antidepressivi, betabloccanti, farmaci per le malattie cardiache e per il trattamento delle ulcere), età avanzata…

Fattori predisponenti la sindrome dell’occhio secco secondaria

In Italia il 25% della popolazione generale soffre della sindrome dell’occhio secco secondaria, con una prevalenza fra le donne dopo i 45 anni (50%) e quelle in menopausa (90%).

Proprio infatti fra le donne tra i 40 e i 60 anni di età, probabilmente a causa dei nuovi equilibri ormonali indotti dalla menopausa, le ghiandole lacrimali vanno incontro ad una progressiva atrofia della loro porzione secernente

Anche con l’avanzamento dell’età la produzione di lacrime diminuisce per la naturale e progressiva atrofizzazione delle ghiandole lacrimali. La riduzione nella produzione basale, continua e costante, di lacrime e la conseguente irritazione degli occhi provoca spesso una eccessiva produzione di lacrime di riflesso.

Le persone che portano in maniera protratta le lenti a contatto o utilizzano soluzioni disinfettanti e lubrificanti per le lenti corneali sono maggiormente predisposte alla sindrome: il loro uso infatti può aumentare notevolmente l’evaporazione delle lacrime, causando irritazioni ed infezioni.

Se l’occhio è poco lubrificato, inoltre, la lente tende ad aderire alla cornea provocando danni in alcuni casi anche gravi come abrasioni e cheratiti.

Infine trascorrere troppo tempo in ambienti dove sono in funzione impianti di riscaldamento o di condizionamento dell’aria, così come l’esposizione prolungata all’inquinamento, a condizioni atmosferiche soleggiate, secche o ventose o ad altitudini elevate, provocano un aumento dell’evaporazione delle lacrime, riducendo così la lubrificazione degli occhi.

Diagnosi dell’occhio secco

In caso di sospetta sindrome dell’occhio secco, durante la visita oculistica il medico sottopone il paziente ad alcuni test per individuare le alterazioni qualitative e quantitative della lacrimazione. Questi sono:

  • la misurazione del menisco lacrimale tra il bulbo ed il margine della palpebra inferiore
  • il test di Schirmer (per la valutazione della produzione lacrimale)
  • la colorazione con fluoresceina, rosa bengale e verde di Lisammina (che mettono in evidenza le cellule sofferenti)
  • il tempo di rottura del film lacrimale (per valutare la qualità delle lacrime
  • la sensibilità al contrasto
  • la citologia ad impressione per la valutazione delle cellule della congiuntiva
  • l’analisi dei film lacrimale per valutare l’osmolarità, la presenza di lisozima
  • il test di felcizzazione delle lacrime
  • il test della clearance della fluoresceina.

Terapie per la sindrome dell’occhio secco

Cambiamento delle abitudini di vita
Se a livello iniziale o lieve la sindrome dell’occhio secco può essere curata con un semplice cambiamento delle proprie abitudini. E’ sicuramente utile:

    • bere molta acqua e mangiare più frutta e verdura per aumentare l’idratazione generale dell’organismo e di conseguenza la produzione lacrimale;
    • curare adeguatamente l’igiene del bordo palpebrale;
    • mantenere un’adeguata umidità degli ambienti in cui si vive e lavora è fondamentale, soprattutto in presenza di bambini ed anziani;
    • limitare nel tempo l’uso di device elettronici e tenere questi strumenti alla giusta distanza, almeno 30 centimetri dal viso;
    • imparare ad ammiccare regolarmente e frequentemente.

Se questi accorgimenti non sono sufficienti è necessario passare ad una terapia farmacologica.

Utilizzo di colliri/gel
In caso di alterazione del film lacrimale è possibile intraprendere una terapia sostitutiva e/o correttiva a base di colliri o gel (lacrime artificiali) formati da sostanze che possiedono l’azione detergente, lubrificante e disinfettante delle lacrime naturali.

Il collirio adeguato va prescritto dal medico oculista a seconda che sia necessaria un’azione diluente, di volume, stabilizzante, correttiva o nutriente.

  • Colliri diluenti: i sostituti lacrimali servono semplicemente a ripristinare una sufficiente componente acquosa per diluire correttamente le componenti solubili delle lacrime.
  • Lacrime artificiali che ripristinano il normale volume delle lacrime (circa 7 micron)
  • Colliri stabilizzanti per mantenere e ripristinare la stabilità del film lacrimale, assicurando l’umidità della superficie corneo-congiuntivale esposta ed una uniforme disposizione del film che la ricopre.
  • Colliri ad azione correttiva per riprodurre il più possibile e mantenere le caratteristiche fisico-chimiche delle lacrime naturali, correggere le alterazioni del pH e l’eccessiva pressione osmotica da iper-evaporazione.
  • Colliri che contengono alcune sostanze in grado di migliorare il trofismo dei vari epiteli che sono in sofferenza.

Terapia con lenti a contatto
Solo se la terapia farmacologica non è sufficiente e se esiste il rischio di danni alla cornea (come ad esempio lo sviluppo di cheratocongiuntivite secca), si possono usare particolari lenti a contatto che proteggono la superficie oculare dall’effetto abrasivo delle palpebre.

La caratteristica di queste lenti è quella di non appoggiare sulla cornea ma sulla congiuntiva e di poter creare sotto la lente a contatto una camera contenente film lacrimale o soluzione fisiologica ed eventualmente farmaci o sostituti lacrimali riepitelizzanti o lubrificanti.

E’ tuttavia da sottolineare come l’uso delle lenti a scopo terapeutico è spesso poco attuabile. Infatti in caso di ipolacrimia con marcata riduzione della componente acquosa, le lenti a contatto sono generalmente mal tollerate.

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